SENECA: LE TRAGEDIE

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SENECA: LE TRAGEDIE

 

Sono a noi pervenute otto tragedie di Seneca, uniche intere di tutta la letteratura latina.

Questi sono i titoli: Hercules furens; Troades; Phoenissae; Medea; Phaedra; Oedipus; Agamemnon; Thyestes.

Molto probabilmente il periodo di composizione è il "quinquennio aureo", quando Seneca era educatore di Nerone.

Infatti il loro scopo sembra proprio educativo, cioè "formare" il futuro imperatore, presentando a Nerone degli esempi negativi di sovrani (la maggior parte dei protagonisti) che diventano folli tiranni, e mostrando le terribili conseguenze di ciò.

L'esecuzione di queste tragedie probabilmente avveniva non in teatri, con attori, ma nelle "recitationes", cioè in letture tenute in sale private e in particolare all'interno della corte.

Caratteristiche comuni a tutte e otto le tragedie sono:

1) Il conflitto tra "furor" (follia), generato da una passione (odio, gelosia, ira, eccetera), che porta i protagonisti a compiere atroci delitti, e "bona mens" (mente equilibrata) rappresentata spesso da personaggi secondari che cercano di fermare i folli progetti dei protagonisti

2) L'effetto voluto e ottenuto da Seneca: suscitare orrore verso le azioni disumane dei folli tiranni, allo scopo di insegnare (a Nerone e ai posteri) a evitare di diventare come loro. In particolare Seneca si sofferma sui particolari più orrendi dei delitti compiuti, in una visione pessimistica dell'uomo.

3) La ripresa di trame e personaggi dagli autori della tragedia greca, in particolare Sofocle ed Euripide, a volte con qualche variazione.

4) La parola è in primo piano, mentre l'azione e la trama sono in secondo piano, infatti sono presenti spesso lunghe digressioni: discorsi, racconti, descrizioni, fatti da vari personaggi.

 

 

 


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