SENECA: LA VITA
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TESTO
SENECA: LA VITA
Seneca nasce il 4 d. C. a Cordova in Spagna da una famiglia nobile ma si trasferisce presto a Roma, intorno al 10.
Nel 30 circa intraprende la carriera politica e quindi inizia ad apprendere l' arte oratoria, cioè del saper parlare in pubblico. La scelta di questa carriera è dovuta alla volontà del padre, famoso oratore. In realtà la sua vocazione era l' "otium", cioè lo studio e il perfezionamento morale, ma comunque riesce a sviluppare una grande abilità oratoria e ad avere grande successo.
Questo rende difficili i rapporti con gli imperatori con i quali entra in contatto: infatti Caligola nel 37 progetta di eliminarlo, sembra proprio per l'invidia verso la sua bravura, ma il progetto non va in porto, perchè l'imperatore viene dissuaso dalla moglie.
Nel 41 invece Claudio, il successore di Caligola, lo condanna all'esilio con il pretesto di avere fatto commettere adulterio alla nipote di Claudio, ma forse in realtà perchè lo riteneva un oppositore politico.
Nel 49, opo 8 anni di esilio in Corsica, Agrippina, nuova moglie di Claudio, convince l'imperatore a fare tornare Seneca dall'esilio, perchè aveva bisogno di lui come "precettore" , cioè maestro privato, del giovanissimo figlio Nerone, avuto dal precedente matrimonio.
Nel 54 quando Claudio muore e Nerone appena diciottenne diventa imperatore, Seneca diventa il suo consigliere, ma in pratica il "co-reggente" dell'impero, insieme a Nerone, ad Afranio Burro e la stessa Agrippina. Seneca spera di far diventare Nerone un sovrano illuminato, e infatti in questi primi cinque anni, detti "quinquennio aureo", il governo di N. è abbastanza equilibrato.
Nel 62 però Seneca, chiede e ottiene di ritirarsi dal suo servizio, in quanto è sempre più a disagio per le tendenze "autocratiche" di N. (il desiderio di potere assoluto), e per la sua insofferenza a qualsiasi limite. Un esempio di ciò è l'eliminazione della propria madre, troppo "ingombrante". In tal modo S. riuscirà finalmente a dedicarsi all' otium.
Nel 65 Nerone intanto diventa sempre più ostile a Seneca, in quanto rappresenta il richiamo al senso di responsabilità, tanto da accusare il suo ex-maestro di avere partecipato a una congiura contro di lui, la cosidetta "congiura dei Pisoni" dal nome della gens a cui appartenevano i congiurati. Dunque l'imperatore pone Seneca davanti a una scelta: o essere giustiziato o morire con onore difendendo la propria dignità morale, attraverso il suicidio. S., seguendo le idee stoiche, sceglie il suicidio. La sua morte, descritta da Tacito, è un esempio di "buona morte", come quella di Socrate, nella quale egli dimostra di non essere attaccato alla vita e di essere libero dalla paura della morte stessa.